Mi oppongo alla post-modernità, all'idea stessa della crisi dell'Arte che essa sottende, alle frammentazioni individualistiche che essa genera come metastasi prodotte dalla dissoluzione della modernità. Non penso che il pensiero moderno sia finito, che si sia estinto il portato di idee che esso ha trasmesso. Mi interessa ricostruire un collegamento, secondo me interrotto senza essere stato portato a compimento, con la pittura italiana astratta degli anni '40-70.
Questo per alcune ragioni a mio avviso essenziali.
Abbiamo bisogno di rigenerarci esteticamente, interiormente, percettivamente, guardando ad un futuro non autisticamente involuto e genericamente introspettivo, bensì capace di squarciare il velo oscuro che avvolge la nostra anima divenuta insensibile al bello, ai colori, all'aria e all'acqua.
Manca un'arte che guidi la gente a sperare in un mondo nel quale gli elementi della natura tornino a guidarci nella vita, e nei comportamenti di tutti i giorni. Da qui un'attenzione mia personale agli ambienti marini, naturali, ai "paesaggi" e alle forme "biologiche" che abitano nei miei lavori.
Non amo la figura forse perché – fondamentalmente - l’uomo mi appare meno meritevole di essere rappresentato.
Astratto dunque, perché mi sembra che ai concetti meglio si adattino i colori e le forme che si muovono libere nello spazio del quadro.
Italiano e mediterraneo, perché sono il mio universo, un luogo della mente e del cuore al quale non intendo rinunciare.